Gianni Amelio e il grande amore per la sua Catanzaro. “Dovremmo proteggerla di più”

Il regista ospite del Comunale per la proiezione del suo "Campo di battaglia".

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    Quando il maestro Gianni Amelio parla alla sua Catanzaro niente è scontato, sia se a prevalere sono i toni nostalgici o quelli più amari. Un’altra occasione preziosa di incontro si è rinnovata ieri al cinema comunale per la proiezione del suo ultimo film, “Campo di battaglia”, già presentato alla mostra di Venezia, in cui la Prima guerra mondiale è la cornice storica di conflitti interiori che si non si consumano in trincea, ma che inglobano l’etica e il senso di responsabilità dei suoi personaggi.

    Un titolo che è l’ideale prosecuzione di una filmografia su cui svettano capolavori come “Il ladro di bambini” o “Lamerica”, fino ai più recenti “Hammamet” e “Il signore delle formiche”, passando per “La tenerezza” che proprio nel 2017 accompagnò l’inaugurazione del nuovo comunale.

    Sul palco ieri ad accoglierlo è stato il padrone di casa, Francesco Passafaro, che ha ricordato la vicinanza di Amelio fin dai primi passi mossi quando la storica struttura ha riaperto sotto la nuova gestione, sintetizzata da poche parole: “Il Comunale porta bene”.

    Al regista, microfono in mano, è stato affidato quindi il saluto al pubblico dopo la proiezione di Campo di battaglia. “E’ emozionante presentarlo nel cinema dove sono stato spettatore da bambino. Nel 1958, fu inaugurato il Comunale con “Il giro del mondo in 80 giorni”, erano i tempi in cui le sale non sbagliavano niente, grazie alla distribuzione Titanus. Ricordo tutti i film visti qui e da quale fila, per qualche mese feci anche il gestore ai tempi del liceo”.

    Dal ricordo nostalgico al presente, Amelio non ha mai disdegnato anche critiche severe verso la sua Catanzaro, ma come fosse un padre amorevole: “Chi ama deve essere anche duro, non sempre conciliante. Per la mia città nutro un grande amore e dico che spesso noi catanzaresi non ci vogliamo bene quanto dovremmo. Dovremmo essere più attenti a proteggere la nostra città. Mi ha ferito in passato la distruzione del Politeama e del vecchio mercato, perché erano cose belle.

    Lo stesso mi chiedo oggi per il teatro Masciari: cosa succede? Guardiamolo nello stato in cui versa oggi e già immaginiamo come possa essere bello vederlo vivere”.

    Amelio, parlando di cinema, si sofferma anche sulle sale a tempi dello streaming e sul rapporto coi festival: “E’ la sala quello che conta se ami il cinema, perché ha qualcosa di sacro, le luci che si spengono e la percezione del grande schermo. Ben venga altro, ma per rivedere qualcosa già visto in sala.  I festival sono un male necessario perché servono a far conoscere un film, a Venezia ho già vinto un Leone d’oro, un premio speciale, ho fatto parte di giurie e siamo tutti fatti di idee diverse.

    Oggi non ho bisogno di premi, ma del rapporto con il pubblico. Mi imbarazza, piuttosto, il red carpet, la mondanità che stona con la storia raccontata dal mio film”.
    Dopo aver confessato l’idea di girare un film “che non può non essere ambientato da queste parti”, li dialogo di Amelio con gli ospiti del Comunale si conclude con una promessa: “Tornerò se si vorrà organizzare una proiezione con gli studenti della città, so come parlare ai giovani di cinema e mi piace trasmettere quello che ho imparato io alle nuove generazioni”.

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